Sistema Catastale Tavolare dell’ Euroregione Tirolo
Il Catasto della regione autonoma ” Trentino – Alto Adige ” si differenzia da quello vigente nelle altre regioni italiane. Fino al 1918, infatti, la nostra regione faceva parte dell’Impero Austro-ungarico e precisamente del Land Tirol. Sul suo territorio, come anche in parte di altre province dell’Italia settentrionale, anch’esse facenti parte del vecchio Impero (Belluno, Trieste, ecc.), è tuttora in vigore il Catasto Fondiario austriaco, istituto con patente sovrana di Francesco I d’Austria del 23.12.1817, al fine di perequare l’imposta fondiaria “… presa in considerazione la sproporzione risultante a danno d’intere province, distretti, comuni nonché dei singoli contribuenti nel ripartimento dell’imposta fondiaria secondo le norme attualmente vigenti…”. Con ciò si voleva creare un Catasto geometrico, particellare, basato sulla misura e sulla “stima stabile”. Doveva essere determinata per ogni singola particella, con valutazione estimale diretta, il valore imponibile perpetuo ossia il reddito netto con riferimento ad anni di produttività media. I lavori di formazione iniziarono nel 1817 e proseguirono fino al 1861 (nel Tirolo dal 1851 al 1861).
Il rilevamento e la formazione della mappa (documento fondamentale del Catasto Fondiario)
Il rilevamento catastale era basato su una triangolazione abbracciante l’intero territorio dell’ex monarchia austro-ungarica, collegata a quella eseguita dall’Istituto Geografico Militare la cui rete geodetica principale fu osservata a partire dal 1806. Al fine di rappresentare questo territorio, costituito da tredici domini della Corona ed avente una superficie complessiva di 300.000 kmq, l’Impero fu suddiviso in sette zone tenendo conto dell’ordinamento politico amministrativo. Ciascuna di queste zone ha un proprio sistema di coordinate piane avente come origine un vertice trigonometrico scelto opportunamente: per il Tirolo fu scelto il campanile della chiesa parrocchiale di Innsbruck. Le operazioni geodetiche furono eseguite separatamente per ciascun sistema di coordinate e furono misurate direttamente sul terreno una base e l’azimut di un lato (per il Tirolo presso Hall misurata nel 1851 di lunghezza pari a metri 5675,215). La triangolazione, misurata dal 1851 al 1858, distinta in punti di primo, secondo e terzo ordine in base alla precisione delle coordinate ed alla distanza tra i vertici dello stesso ordine, fu raffittita fino ad ottenere la densità di tre vertici per miglio quadrato (foglio di triangolazione). La triangolazione di quarto ordine, destinata invece a definire i capisaldi per i rilevamenti di dettaglio, fu eseguita graficamente con la tavoletta pretoriana sui fogli di triangolazione a scala 1: 14400 comprendenti le venti sezioni mappali. Su ogni foglio di mappa si determinarono graficamente altri punti (vertici grafici) e precisamente tre per ciascuna sezione, in modo da avere 57 punti di appoggio per ogni miglio quadrato oltre ai tre vertici trigonometrici. La direzione sud della proiezione, parallela al meridiano, fu scelta come direzione positiva dell’asse delle ascisse e la direzione ovest come direzione positiva dell’asse delle ordinate. Ogni sistema di coordinate è suddiviso in colonne verticali e strati orizzontali di ampiezza di un miglio austriaco (4000 Klafter) pari a metri 7585,94 che rappresenta il cosiddetto “foglio di triangolazione” (1 Klafter = 1,896484 metri). Questa quadrettatura di un miglio quadrato risultò essere troppo grande per la rappresentazione delle particelle; pertanto si procedette ad un’ulteriore divisione del foglio di triangolazione mediante quattro strisce longitudinali e cinque trasversali ottenendo venti sezioni o fogli di mappa che hanno una larghezza di 1000 Klafter pari a metri 1896,48 ed un’altezza di 800 Klafter pari a 1517,19 metri. Tenuto conto che il Klafter è formato da 72 pollici e considerato che, nella rappresentazione cartografica un pollice è uguale a 40 Klafter sul terreno, si ha rapporto di scala 1:2880 (72 x 40).
Le mappe hanno una dimensione di 20 x 25 pollici pari a 52,68 x 65,85 cm e ognuna comprende una superficie di 288 ettari, è del tipo “tangenziale” o “perimetro aperto” al contrario del Catasto Terreni italiano ove si è ricorsi ad un foglio “ad isola” o “perimetro chiuso” mantenendo cioè le particelle intere nell’interno del foglio. Il rilievo di dettaglio è stato eseguito con la tavoletta pretoriana, per intersezioni grafiche e con il sistema degli allineamenti e aveva per oggetto i singoli possessi distinti per qualità di cultura e classe (particelle) nell’ambito di ogni Comune Catastale, che corrispondevano agli antichi Comuni Censuari; solo in pochissimi casi si procedette a qualche variazione territoriale e precisamente quando la superficie comunale era inferiore a 500 jugeri (288 ha) o se il territorio aveva configurazione irregolare. Questa fase iniziò nel 1855 e si concluse nel 1861 disegnando un totale di 13297 fogli. Ultimato il rilievo si procedette al delineamento a china delle dividenti, all’introduzione della toponomastica delle varie zone ed alla numerazione progressiva delle particelle fondiarie e edificiali (questa rappresenta un’altra differenza con il Catasto Terreni italiano: la numerazione nelle nostre mappe è univoca per Comune Catastale mentre nel resto della nazione la numerazione si ripete per ogni foglio di mappa). Di seguito si passò al calcolo delle aree delle singole particelle con ripartizione delle differenze anche in relazione alla deformazione del supporto cartaceo. Nei centri abitati e nelle zone particolarmente frazionate, il disegno era eseguito in scala doppia di quella normale, ossia si provvedeva ad un “stralcio” in scala 1:1440, creando un’”isola” all’interno del foglio originario. L’introduzione legale del sistema metrico determinò la soppressione della vecchia unità di misura, il Klafter. Dal 1883 tutti gli elementi numerici, riguardanti: le coordinate dei vertici trigonometrici, le misure e le superfici, furono convertiti nel sistema metrico decimale. Sulla base delle risultanze dei rilievi furono allestiti gli atti del Catasto Stabile e in seguito, nel 1869, fu disposta la revisione generale dell’imposta fondiaria istituendo la revisione ogni quindici anni e regolamentando la procedura per la determinazione delle tariffe d’estimo per qualità di cultura e classe, basate sul reddito netto (imponibile). L’aggiornamento era eseguito in base alle disposizioni impartite agli Uffici con B.L.I. n° 83 del 1883.
Dopo la prima guerra mondiale, con il passaggio del Trentino Alto Adige all’Italia, la conservazione del Catasto Fondiario ex austriaco fu affidata allo Stato e precisamente agli Uffici Tecnici Erariali (sezione II°) ubicati nel territorio regionale. La Direzione Generale del Catasto di Roma, confermando l’efficacia della vecchia legislazione austriaca, la mantenne in vigore in funzione della specificità del Catasto Fondiario e del suo collegamento con il Libro Fondiario che ne forma il necessario completamento (circ. amministrativa n° 9016 del 13 ottobre 1932).
Con D.P.R. 21.07.1978 n. 569, norma d’attuazione dello Statuto Speciale d’Autonomia in materia di coordinamento tra Catasto e Libro Fondiario, sono state delegate alla Regione le funzioni amministrative del Catasto Fondiario e Urbano.
Dal 1° febbraio 2004 e rispettivamente dal 1° agosto 2004, in attuazione del Decreto legislativo 18 maggio 2001 n. 280 (comma 1 e 4 dell’art. 1), le funzioni amministrative inerenti il Catasto Fondiario e Urbano sono state delegate alla Provincia Autonoma di Bolzano e di Trento.
La mappa storica
Il catasto ha completato nel 2006 il processo di acquisizione, georeferenziazione e archiviazione del patrimonio cartografico catastale storico d’impianto.
Le mappe originali d’impianto, vengono consultate spesso per individuare errori riprodotti sulle copie di visura successive. Inoltre vengono utilizzate per certificazioni (estratti di mappa storici) e vengono anche riprodotti interi fogli che poi vengono utilizzati per studi o mostre.
L’uso eccessivo e il conseguente rischio di deterioramento, hanno consigliato quindi l’acquisizione e archiviazione in formato digitale.
Oltre che a provvedere alla salvaguardia fisica delle mappe quale ricchezza culturale e quindi alla loro conservazione, con questo lavoro, si volle rendere più snella ed immediata la visualizzazione e la riproduzione delle mappe.
Inoltre la georeferenziazione realizzata, nei sistemi di riferimento Gauss-Boaga e UTM-ETRF89, permette mediante il confronto con ortofoto digitali e cartografie vettoriali moderne, l’analisi dello sviluppo del territorio.
La scansione originale è stata effettuata in formato TIF alla risoluzione di 230 DPI a 24 bit di profondità di colore. Le dimensioni di un file di un singolo foglio è di circa 100 MB.
I fogli di mappa raster sono correntemente utilizzati e disponibili nel formato compresso JPG. In tale formato ogni foglio occupa circa 5-8 MB di memoria. Le mappe sono georeferenziate e rettificate. La georeferenziazione è ottenuta associando ad ogni foglio un file di tipo JGW con le coordinate dei vertici nel sistema di riferimento. Assieme alle mappe sono stati acquisiti anche i quadri d’unione originali.
Dal punto di vista storico si consideri che già intorno al 1720 nel ducato di Milano, sotto gli Asburgo, si procedette a realizzare una forma di catasto basata sulla rappresentazione cartografica dei beni. Nello stesso periodo, nel resto delle province dell’impero, difficoltà nei rapporti sociali con proprietari terrieri e sudditi, rallentavano l’introduzione di nuovi sistemi erariali.
Nel 1759 l’imperatrice Maria Teresa d’Austria ordinava l’istituzione, su tutto l’impero, dei registri e delle mappe catastali.
Il nostro attuale catasto nasce sotto l’impero austro-ungarico con la sovrana patente dell’Imperatore Francesco I, promulgata il 23 dicembre 1817.
L’ostruzionismo del governo del Tirolo, ritardò l’inizio dei rilievi (temevano l’aumento delle imposte fondiarie) che furono completati da noi solo nel 1861 (una prima fase di triangolazione per l’istituzione della rete d’appoggio fu eseguita dal 1851 al 1855 ed il rilievo di dettaglio tra il 1856 e il 1861).
Le operazioni di rilievo furono divise in 4 fasi:
- triangolazione trigonometrica;
- triangolazione grafica;
- descrizione e misurazione dei confini comunali;
- misurazione di dettaglio.
Per il Tirolo ed il Vorarlberg fu previsto un apposito sistema di coordinate con origine a Innsbruck. Il territorio fu suddiviso in fogli di triangolazione di un miglio austriaco quadrato (1 miglio austriaco = 4000 pertiche viennesi = 7585,94 m), che a loro volta furono suddivisi in venti sezioni costituenti i fogli di mappa con dimensioni pari a 1000 x 800 pertiche viennesi (1 pertica viennese = 72 pollici = 1,896484 m).
Il rapporto di scala utilizzato fu di un pollice sulla mappa per 40 pertiche sul terreno che corrisponde ad un rapporto di scala di 1:2880. I più importanti centri abitati furono rappresentati in scala doppia ovvero 1:1440.
Oltre a rappresentare i confini particellari le mappe storiche costituiscono vere e proprie carte tematiche di uso del suolo e dei manufatti principali. Con colori ad acquarello, simboli e segni convenzionali sono state differenziate le culture, le tipologie dei fabbricati, le strade ed i corsi d’acqua. La cura dei particolari come il fronte d’ingresso di un fabbricato evidenziato in grassetto o la ruota macinante ad indentificare opifici a funzionamento idraulico, hanno reso queste carte parlanti e comprensibili anche ai non addetti ai lavori.
Completa la carta, una toponomastica dettagliata.
immagine in alto a sinistra – Trento, il castello del Buonconsiglio (sotto la ‘torre verde’ passava l’Adige) – mappa originale.
immagine in basso a destra – Riva del Garda (TN), il porto vecchio con la torre Apponale – mappa originale.